
Cavenago Massimo
Team3gambe
Sono nato il 3 giugno 1978, in un paesino chiamato Durlesti, in Moldavia. Mia mamma era psicologa, e mio papà avvocato.
Quando avevo tre anni, mentre mi dondolavo su un cavallo di legno, ebbi un piccolo incidente: un’asse mi procurò una microfrattura alla tibia e al perone.
Questa microfrattura causò una crescita più lenta della gamba.
Per avere entrambe le gambe della stessa lunghezza, era necessario un intervento chirurgico con l’ausilio dell’apparato Ilizarov. La cura durava sei mesi: tre mesi per l’allungamento e tre per la calcificazione dell’osso, più altri sei mesi di riposo.
Durante questo lungo percorso, ho subito 37 operazioni.
Nel 1998, però, ho dovuto subire l’amputazione della gamba.
Avevamo tanta speranza che il processo di cura andasse a buon fine. Da piccolo ero sempre svelto e non mi fermava nessuno, nemmeno dopo un’anestesia. Appena mi svegliavo, mi alzavo e camminavo nei corridoi dell’ospedale. Tutti erano scioccati dalla mia forza di volontà. Mi chiamavano Iron Man.
Gli anni di scuola e università: terminato il liceo, pensai di iscrivermi all’università di medicina per diventare chirurgo ortopedico. Dopo tutto ciò che avevo vissuto, desideravo dedicare il mio cuore e le mie mani ad aiutare gli altri.
Ma durante un colloquio, quando presentai la documentazione, mi fu negato l’accesso per motivi legati alla mia condizione fisica: camminavo ancora con le stampelle e avevo la gamba più corta.
Rimasi molto deluso, soprattutto dal comportamento di un membro della commissione, che pronunciò quella che fu la risposta definitiva.
Così mi iscrissi a giurisprudenza, seguendo le orme di mio padre. La portai a termine, ma non era la mia vocazione.
Da bambino avevo studiato in una scuola musicale con indirizzo clarinetto, e frequentato anche corsi di pittura.
A metà degli studi universitari, mio padre ebbe un infarto, a causa dello stress e del dolore per la mia amputazione.
Mia madre, con il suo stipendio, non riusciva a sostenere le spese familiari. Decise quindi di trasferirsi in Italia per aiutarmi a finire l’università.
Nel frattempo, io rimasi in Moldavia, dove lavorai in un orfanotrofio come insegnante generico e, al contempo, continuavo i miei studi.
L’arrivo in Italia: nel 2008 mi trasferii definitivamente in Italia.
Qui ho intrapreso nuovi studi per mantenermi e vivere dignitosamente. Iniziai con il corso da operatore socio sanitario, professione che svolgo tuttora. Seguii anche un corso da soccorritore 118 e per nove anni ho fatto volontariato, dedicandomi ai più bisognosi. Ho studiato per diventare operatore shiatsu e ho ripreso la scuola musicale, questa volta con indirizzo viola.
Sognavo di realizzarmi professionalmente nel campo medico e volevo iscrivermi all’università per studiare infermieristica o fisioterapia.
Nonostante superassi i test, non venivo mai ammesso in graduatoria… probabilmente perché non avevo “le giuste raccomandazioni”.
La mia vita sportiva: nel 1993, durante il periodo di riposo dopo un intervento, iniziai a praticare sport.
Erano gli anni dei film di Jackie Chan, Chuck Norris, Bruce Lee… così mi iscrissi a un corso di Karatedo. Anche con la gamba corta, arrivai alla cintura gialla. Poi dovetti interrompere per sottopormi a un altro intervento, che purtroppo portò all'amputazione definitiva.
Nel 1998, subito dopo l’amputazione, fui contattato dal Comitato Paralimpico Moldavo, che mi propose di creare una squadra di calcio per amputati.
Con altri ragazzi partecipammo al nostro primo Mondiale nel 1999, con 25 squadre da tutto il mondo. Giocai fino al 2005, finché la squadra si sciolse per mancanza di fondi.
Quando arrivai in Italia nel 2008, pensai di creare una squadra simile, che ancora non esisteva.
Nel 2012 vidi in TV Francesco Missori, attuale capitano della Nazionale Calcio Amputati. Lo contattai e gli raccontai della mia esperienza.
Fui parte di questa bellissima squadra, ma per motivi di lavoro non potevo partecipare sempre agli allenamenti.
Per tenermi in forma, iniziai a partecipare a piccole gare di corsa con le stampelle. Dal 2012 al 2016 ho corso con le stampelle.
La mia prima maratona fu a Milano nel 2015: mi fermai al 28° km per via del caldo. Ma non mi arresi, e quello stesso anno portai a termine la Maratona di Firenze. Percorsi 21 km con una scarpa sola, perché l’unghia del piede sinistro mi si era staccata.
Nel 2016 incontrai i ragazzi degli Urban Runners Milano.
Ripresi la Maratona di Milano sempre con le stampelle.
Non dimenticherò mai l’accoglienza straordinaria: rifecero il traguardo solo per me, accogliendomi con la fascia come al vincitore. Mi accompagnava Rudy Canevari con la sua bici, e al mio arrivo c’erano centinaia di Urban Runners, tra cui Valentina (la presidente), Gianluca, Stefano…
La polizia mi scortava con le sirene accese, rendendo quel momento ancora più magico.
L’anno successivo, grazie all’associazione Disabili No Limits e alla presidente Giusy Versace, ricevetti in dono una protesi che mi ha permesso di correre con entrambe le gambe.
Sarò sempre grato alle persone che mi sono state vicine.
Le gare che ho corso: 5 maratone (2 con le stampelle), 25 mezze maratone (1 con le stampelle), una 24 ore nel 2018, con 78 km totali, il Passatore del 2018 (100 km): mi fermai all’86° km per le vesciche, tante gare da 10-15 km per beneficenza nei paesini
Ho realizzato uno dei miei più grandi sogni: correre la Maratona di New York nel 2023, sogno che conservavo nel cassetto dal 2013.
C’è ancora un altro sogno: fare il giro d’Italia di corsa, raccogliendo fondi per le associazioni.
P.S. La vita è un dono meraviglioso, da raccogliere e abbracciare ogni giorno.
Una realtà ludica che promuove il gioco accessibile indipendentemente da disabilità, neurodivergenze o altri tratti atipici.
Perché anche giocare è un diritto di tutt3!
​
Nello specifico, il giorno dell'evento potrete trovare HeroQuest ricostruito coi lego e l'escape room medievale.​​
Giochiamoci!

Cavenago Massimo
Team3gambe
Ciao sono Max da Milano, e ho la veneranda età di 55 anni, anche se beh, non li sento proprio...
Questo mio viaggio è iniziato nel 2010 per un’ulcera al piede destro, morbo di Charcote.
In cinque anni ho subito ben quattordici operazioni e la mia vita di quel periodo oscillava dalla sedia rotelle alle stampelle.
La vera svolta, però, è stata nel Luglio del 2015. Quel giorno non mi sono sentito bene, avevo la febbre, mi sembrava una cosa banale, non volevo neppure andare in ospedale.
Da febbre, però, è diventato coma. È durato 3 giorni, causa setticemia in tutto il corpo, tranne - per fortuna - il cuore e il cervello. Al mio risveglio, il mio chirurgo ed io abbiamo deciso di darci un taglio. Letteralmente.
Mi hanno amputato la gamba destra quello stesso mese, fortunatamente sotto il ginocchio.
Ma i veri problemi non erano ancora cominciati.
Una volta fuori dall’ospedale, nessuno mi ha detto dove e come fare riabilitazione, nessuno mi ha spiegato la prassi per ottenere la protesi, nessuno mi ha veramente aiutato.
Per una procedura tutt’altro che difficile ci ho messo 7 mesi, come altro poteva essere? Quel mondo mi era nuovo e completamente estraneo.
Alla fine, il 23 Dicembre 2015 ho indossato la mia prima protesi e da allora non l’ho più tolta.
Non ho mai pensato ad essa come una disabilità, piuttosto come una rinascita, una nuova opportunità di vivere la mia vita, per questo motivo cerco di fare più esperienze possibili. Vorrei trasmettere la mia energia e dimostrare che un disabile può fare tutte le cose “normali” che desidera, che non ha limiti e poter rispondere ai loro “si può?” che si, si può e si deve.
Ho iniziato a collaborare con il CIP, andando nelle scuole per portare l’inclusività della disabilità in tutti i suoi aspetti; sono sempre stato uno sportivo, la mia grande passione era il rugby, ora invece pratico sport di squadra come sitting-volley, basket in carrozzina e pallanuoto.
Il tempo libero lo dedico a potenziarmi al massimo, cammino e vado in bici. Muovendomi su due ruote, ho imparato ad ammirare il paesaggio e a godermi ogni piccola parte del viaggio e mi sento felice.
Da qualche tempo ho scoperto la montagna con i suoi meravigliosi sentieri e mai prima mi sarei immaginato che con la protesi, passo dopo passo, con fiato stanco e l’emozione nel cuore avrei raggiunto anche le vette più alte.
Per finire, la mia speranza è che qualcuno si accorga di noi - grazie anche a questa iniziativa - e che ci si renda conto che noi ci siamo sempre, non solo ogni quattro anni per 15 giorni.
Gianluca Zahtila
Art4sport
Gianluca Zahtila, a lifelong photography enthusiast, has combined this interest with his other great passion: travel.
He has visited (among others): Mexico, Thailand, Chile, Zanzibar, Bali, Peru, Morocco and Argentina.
In this exhibition he presents some of the shots taken in Istanbul, Portugal and Myanmar.
For information on photos: giangizzero1972@gmail.com - 338/2748210
L'accademia nasce dall’esperienza decennale del direttore. Si prefigge lo scopo di diventare un punto di riferimento culturale e musicale per tutte le persone – bambini, ragazzi ed adulti – che amano la musica e vogliono intraprendere un percorso serio e divertente.
La scuola proporrà, nel corso dell’anno, numerosi stage, laboratori, esibizioni e la possibilità di avere continui stimoli per accrescere il proprio bagaglio personale.
ReC Accademia Musicale